domenica 19 giugno 2016

L'indice di Criopreservabilità

E' un'idea che è venuta in mente a mio marito che è un Ingegnere Elettronico.

Dal momento che molto spesso sorge il dubbio se si possa o meno intervenire con la Criopreservazione su una persona defunta, abbiamo un'idea.

Un Indice di Criopreservabilità (IC) che attribuisca un punteggio da 0 a 100 ad una persona.

Il principio di un indice si basa sull'individuare gli estremi assoluti di un intervallo di continuità. Ad esempio Celsius creò la Scala Termometrica, coi gradi di temperatura fissando a 0 il punto di congelamento dell'acqua a temperatura ambiente, ed a 100 il punto di ebollizione.

Noi consideriamo come l'evento più sfavorevole per la Criopreservazione (ed in generale per la Preservazione al fine di un futuro risveglio), la totale disintegrazione del corpo, la cremazione, e fissiamo quindi questo evento al punteggio di 0.

Ovviamente c'è un evento ancora più nefasto dal punto di vista della Preservazione del corpo, che è la sua assenza, quindi daremo per scontato che ci riferiamo ad una persona reperibile.

Fissiamo a 100 l'evento ideale. Ossia un paziente con una struttura corporea integra all'interno di un centro nel quale è possibile praticare immediatamente il Protocollo di Crioconservazione, consistente nell'abbassamento rapido per la vetrificazione, e la perfusione di Crioprotettore nei primi minuti dopo l'effettivo decesso.

Poi questa scala avrà dei gradi intermedi.

Ovviamente tutto questo ha una premessa da fare. L'IC ha senso perchè più un IC è alto, più si presume che gli interventi di ripristino per il risveglio siano agevolati.

IC = 100 comporta una piena immediata reversibilità dell'evento morte, applicando una procedura per il momento puramente teorizzabile.
................
IC = 1 è un soggetto morto in cui bisogna compiere un numero di interventi di ripristino, cellulare, vascolare, tissutale, memoria e coscienza del soggetto, al fine di riportarlo allo stato precedente a quello della morte.
IC = 0 comporta il massimo della difficoltà, eventualmente infinita, e quindi impossibilità, di riuscire a recuperare un soggetto morto.

A contribuire negativamente all'indice concorrono alcuni fattori, purtroppo.


  1. Ritardo di intervento - Ri: Intervenire con ritardo nella Criopreservazione implica minore reversibilità immediata il giorno in cui saranno disponibili le conoscenze mediche per il risveglio. Il fatto che un ritardo di intervento sia lesivo ce lo dice l'attuale scienza medica. Sappiamo che se il cuore va in arresto cardiaco dopo 10 minuti inizia a causa dello stato di assenza di ossigeno alle cellule neuronali, una compromissione permanente delle funzioni cerebrali. Quindi si può pensare di togliere 1 punto per ogni minuto od intervallo di tempo da stabilire secondo un andamento che dovremmo stabilire se considerare lineare o logaritmico.
  2. Integrità corporea - Ib: E' chiaro che intervenire su un corpo integro è più facile che intervenire su un corpo maciullato, aperto, parzialmente o totalmente carbonizzato, si può intervenire in tempi perfetti, e con perizia di adozione del Protocollo, ma il corpo che presenta di suo gravissime lesioni comunque comporta interventi supplementari.
  3. Rispetto del Protocollo - Rp: Si può intervenire in modo eccellente nei tempi, e su un corpo perfettamente integro, ma con imperizia per una serie di motivi (ignoranza dei protocolli, indisponibilità del materiale necessario o non perfetto funzionamento delle macchine necessarie). E questo compromette l'IC.
Questo è uno studio attualmente in corso al quale sarebbe opportuno che chiunque abbia competenza contribuisse.

G.C. 

1 commento:

  1. ciao, sto provando anch'io da poco tempo a stabilire criteri empirici, in relazione alla (ancora in forse purtroppo) preservazione di un cagnolino ... Sto cercando di integrare sia i dati relativi a perdita di funzionalità neuronale (valutata con i parametri attuali) in funzione della temperatura, sia la fase successiva in cui si avvia l'apoptosi (processo attivo, termo-controllabile) e la più insidiosa autolisi (passiva e meno controllabile).
    I dati che trovo non sono univoci, ma sto cercando di integrarli.
    Questo, nella prima fase di raffreddamento; probabile che a temperature al di sotto dello zero sia da considerare solo una residua autolisi, possibile nelle frazioni d'acqua non congelate.
    Processi putrefattivi batterici dovrebbero rallentare e bloccarsi già verso i -20 ( -18 è dato già come soglia di conservazione indefinita per gli alimenti, secondo la FDA, anche se lenti deterioramenti auto enzimatici persistono)
    Si avrebbero quindi almeno due curve, di cui una si sovtapporrebbe all'altra sostiuendola, a un certo punto sotto lo zero ; ma una possibile estrapolazione mi dà anche una curva abbastanza continua
    Assegnando un limite di sicurezza a ogni temperatura, e valutandone il calo iniziale, il danno subito sarebbe comparabile grosso modo all'area sotto la curva ; un integrale insomma, anche se forse meglio calcolabile in modo diretto/grafico, apportando le dovute correzioni dovute alla differente natura dei processi implicati
    ( P S ho chiesto amicizia a Fabrizio su fb, spero di poter discutere di questo argomento)

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