lunedì 27 giugno 2016

Limiti che retrocedono ancora....


 

Fra le strategie atte a sottrarre i nostri Amici Animali all'Oblio, includo senz'altro la Clonazione ; che potrebbe forse far di essi rivivere molto più di quel che si crede con gli attuali paradigmi scientisti.

''Non  sarebbe comunque più lui/lei '' - è  la più comune (e comprensibile) obiezione. E in un certo senso è  vero, se è vero che  il DNA conserva la sola ''memoria genetica'' e non quella del vissuto individuale.
Ma anche su questo punto andrei cauto... quello che ''vediamo'' potrebbe essere solo una minima parte del Tutto.

Nel peggiore dei casi otterremmo sì un ''gemello identico'', ma ormai privo di ogni memoria (così almeno si suppone ) della sua ''vita precedente''.

-Ma  possiamo benissimo considerare questo ''gemello'' come se fosse  Lo Stesso Individuo, che sia stato vittima di una totale amnesia,  che lo avesse privato del vissuto biografico.

-Respingeremmo forse con la motivazione ''....tanto non è più lui! '' il nostro Cane  ( o Gatto o altro qualsiasi ''pet'') soltanto perché una malattia (perfettamente risolta) o un trauma o altro lo hanno ridotto a uno stato amnesico?
Non credo...!   La sua Vita - nel senso di esperienza biografica / vissuto individuale -  ''ripartirebbe'' semplicemente da quell'istante, dopo un -indesiderato sì,  ma comunque non annichilente - reset.
Sarebbe proprio come se rinascesse : cucciolo e sano, e con tutta la voglia di riprendere il Cammino interrotto!


Notevoli restano  tuttavia gli ostacoli sul piano concreto.
Anzitutto, molto restrittivi parrebbero i criteri in base ai quali l'attuale tecnologia permetterebbe di far rivivere il nostro ''gemello amnesico''  partendo dai resti del Nostro povero Amico.

Di recente ho però appreso con piacere di un evento che rappresenterebbe un'importante smentita riguardo ai suddetti criteri limitanti : e questo, proprio da parte del maggior esperto di  clonazione canina del settore, il biologo coreano Hwang Woo-Suk,


 -Sul sito della sua Società si legge ancora che la clonazione è (per ora) impossibile disponendo del solo DNA o di reperti -peli, ossa denti ecc-  che ne contengono ; occorrerebbero necessariamente cellule ''vive'', da coltivare per poi estrarne il nucleo dopo un certo numero di passaggi.

-Sul medesimo sito si precisa che le cellule utili possono esser ricavate dal corpo dell'animale refrigerato a pochi gradi SOPRA lo zero, e per un tempo massimo di 5 giorni ; e ci si raccomanda di NON CONGELARE il corpo, pena la perdita irreversibile di vitalità delle cellule, e quindi di ogni possibilità di moltiplicazione clonale.

 Tuttavia, la recentissima vicenda di una coppia inglese ha già  smentito questo consolidato paradigma, così drasticamente pessimista (e ricorrente nell'ambito delle stesse comunità crioniche, n.b.)

Il loro adorato boxer Dylan era stato collocato, e ben due giorni dopo la morte (il 2 luglio dello scorso anno) nel refrigeratore di un'impresa funebre per animali, a pochi gradi sopra lo zero.

Come immagino possa spesso accadere in casi del genere, la scoperta di questa possibilità da parte della coppia disperata fu casuale, e solo successiva al decesso ; ciò che non prometteva bene per la buona riuscita del progetto, laddove, come è ben noto, i tempi sono cruciali.

 Nella totale mancanza di collaborazione veterinaria (umanamente comprensibile per il timore di ripercussioni, non del tutto fuori luogo considerando leggi e burocrazie ottuse che evidentemente affliggono anche l' UK), i due riuscirono a procurarsi su internet un kit per il prelievo e, in base alle istruzioni -e a una buona dose di coraggio, prelevarono campioni tissutali per poi prontamente recapitarli al Centro, nella Corea del Sud.

Questi campioni, prelevati dopo quattro giorni dalla morte -in tempo canonicamente ancora utile quindi- , si rivelarono purtroppo inutilizzabili.

 
Quando la notizia del fallimento fu comunicata alla coppia, il 5 di luglio, Dylan era già stato posto in un freezer dell'impresa funebre da circa due giorni (quindi senz'altro congelato), in  attesa di esser ''tradizionalmente'' seppellito.

Ma dal Centro si invitò ugualmente a tentare, per scrupolo.

Fu comprensibilmente penoso per la coppia decidersi a scongelare il loro piccolo amico e procedere a un ulteriore prelievo di tessuti ; Dylan era ormai congelato in freezer da cinque giorni , quando finalmente la coppia riuscì a compiere l'operazione.

Dopo un altro viaggio disperato, queste ulteriori cellule furono recapitate al Centro, e .... questa volta l'esito fu positivo!

 -Paradossalmente, l'aver proceduto in ossequio ai  protocolli canonici, o almeno approssimandoli, non aveva dato l'esito sperato; invece, un tentativo disperato e di pressoché scontato insuccesso, nel medesimo caso oltretutto, si rivelò vincente!

Questo dovrebbe insegnare qualcosa anche ai funesti crio-pessimisti, propensi a dare per persi tutti i casi sub-ottimali di preservazione - e il caso è quanto mai pertinente, trattandosi della rivelata vitalità, nell'ambito poi delle comuni  tecnologie attuali, di cellule ricavate da tessuti grossolanamente congelati in un normale freezer ; senza crioprotettivi o cautele di alcun genere.




-Sono convinto che la clonazione, almeno per i nostri piccoli amici, sia una strategia ''immortalista'' già molto valida - non ne salveremo forse la memoria biografica, ma comunque salviamo una Informazione non meno *unica*, che andrebbe ugualmente distrutta per sempre dalla morte/oblio.

Sono convinto che la conservazione di almeno un minimo frammento tissutale di ogni animale domestico (dico ''domestico'' perché, come noi, è in quanto tale sottratto al darwinismo della Selezione => Morte Individuale), sia sempre possibile ed eticamente "dovuta", anche se non si intende pianificarne clonazioni  - opzione che resterebbe comunque aperta per il futuro, se e quando lo si potesse/desiderasse.
-Anche la tradizionale ''ciocca di pelo'' può essere abbastanza e dovrebbe anzi esser considerata sotto questa nuova luce : veduta non già come un feticcio magari anche un po' macabro messo via da qualche ''fissato'' ; ma invece, consapevolmente, come una piccola  vivente reliquia da custodirsi con amore : depositaria qual è di quella preziosa e irripetibile Informazione.


- Deplorevole comunque rimane, che l'assenza di una diffusa forma mentis anti-oblio releghi pratiche come questa a Paesi lontani, e che l'assenza di concorrenza e di una economia di scala renda i prezzi così inaccessibili.

-Unico motivo per cui, quand'anche disponessi della somma necessaria rinuncerei senz'altro oggi a tale pratica, è la contro-riflessione che mi porterebbe a considerare, proprio sul piano ''etico'', quanti cani gatti ecc ecc *oggi* bisognosi sarebbe possibile aiutare e concretamente salvare con la stessa , notevolissima somma di denaro.

- Ma adoperarsi perché questa pratica possa diffondersi e arrivare a prezzi ambulatoriali,  o almeno compatibili con quelli delle sterilizzazioni, tanto caldeggiate di questi tempi eppure così discriminanti  (condannano a non aver discendenza solo i poveri ''meticci''), resta un nostro Dovere Etico.
Nessuna pressione morale beninteso :  solo voler rendere concretamente possibile ''a tutti'' ciò che  tecnicamente  possibile già lo è.

Ovviamente anche le preoccupazioni riguardanti salute e benessere delle cagnoline ''incubatrici'' non vanno dimenticate, ogni intento etico sarebbe altrimenti contraddetto in partenza.

-La clonazione individuale ( l'idea che ogni cane, di ''razza'' o meno  che sia abbia diritto a UN discendente), è un punto essenziale del mio Programma PetsForFuture . 

Auspicabile resta poi la Reversione dell'Invecchiamento = Semi-immortalizzazione del singolo Individuo,  che renderebbe  ridondante la riproduzione ; sarebbe il passo successivo.

-Tutto ciò è in assoluta antitesi, ben me ne rendo conto, con la vigente prassi delle varie organizzazioni, associazioni ecc ecc autodefinentisi ''animaliste'' , che improntano il nostro Rapporto col Mondo Animale alle stesse, aberranti logiche burocratico/mercantili dell'Usa-E-Getta. I loro capisaldi ideologici prevedonoSterilizzazione sistematica (= estinzione  irreversibile di *quella* Linea genetica), Animali sequestrati come fossero oggetti ( ...o come i bambini di ''Bibbiano'' - si perdoni l'accostamento), Eutanasia a gogò e, a seguire, ''smaltimento del Rifiuto Speciale / o ''carcassa'' -come ...amabilmente definiscono i resti del Nostro più caro Amico- in appositi inceneritori : ché NULLA  ne rimanga. 
E su quest'ultimo punto lascio all'intelligenza del Lettore cogliere analogie e similitudini.

-Nessuna colpevolizzazione di quanti tra noi, volenti o meno, hanno dovuto subire questa prassi: ci mancherebbe! Ma se QUESTA è la prassi vigente approvata da UE, e da altre orwelliane Mostruosità non ancora disfatte come auspicabile,  si sia ORGOGLIOSI  d'esser dei ''pazzi'' in  assoluta controtendenza!
Certamente  
normare / vietare / distruggere è assai più facile di Salvare / Creare /Costruire.... e più accessibile quindi  a menti tanto limitate, ottenebrate e ottuse.


-Ma intanto questo successo, questa provata reviviscenza di cellule ''freezate'' deve già insegnarci come anche i criteri dettati dagli esperti di spicco -criteri che già poi sarebbero stati ritenuti folli appena vent'anni fa- , possono ancora trovare clamorose smentite a nostro favore.


-Se per un verso i Sistemi Biologici sono così drammaticamente fragili rispetto a una ''macchina'', a differenza di questa celano però nella propria Complessità risorse insospettate e imprevedibili.
La Complessità biologica comporta la comparsa di Proprietà Emergenti, di cui siamo probabilmente ancora in gran parte all'oscuro; ciò che rende i Bionti diversi dai semplici sistemi chimico-fisici ai quali per praticità di studio li si equipara, modellizzandoli in modo parcellizzato e settoriale.

Dovremmo sempre tenerne conto, anche quando l'evidenza immediata sembra volerci suggerire il contrario.

 

Fabrizio Lucente


Un lusso che non ci possiamo proprio permettere, litigare tra crionisti

A volte mi capita di incontrare dei sinceri sostenitori della criopreservazione.
Sono più di quanti sperassi. Sono ovunque ma con piacere, visto che vivo nel lazio, noto che in questa zona vi è uno spiccato interesse.
Il mondo dei crionisti è sano e vario. Tra costoro ci siamo noi, io e mio marito, che entriamo per ultimi ma a pieno titolo da utenti del servizio in quanto un nostro congiunto è già ibernato o meglio Criopreservato. Poi ci sono coloro che vi studiano da tempo, perché hanno coscienza che la morte è un processo che, come scrive il nostro amico Fabrizio Lucente, non è più irreversibile, e quindi si impegnano per se stessi e per gli altri a revertirlo (lo so in italiano non esiste, esiste un aggettivo "reversibile" derivato da tale verbo di origine latina, ma il verbo è molto chiaro e ci piace utilizzarlo ). Questi sono i matematici in senso Pitagorico della crionica, i veri e propri crionici, persone che da addetti ai lavori, o coinvolti, o interessati ed esperti vi operano. Poi vi è la grande indispensabile famiglia dei veri e propri crionisti, gli acusmatici in senso Pitagorico, i seguaci, i lettori, gli appassionati, i curiosi, i non addetti ai lavori, o non molto addetti ai lavori, che con il loro entusiasmo e convinzione sostengono il lavoro crionico. Ed infine ed indispensabili tanto come gli altri, anzi operativamente sono l'elemento fondamentale, coloro che legittimamente vedono in questo mondo un business, un affare, un mercato, dove investire e fare impresa.
Noi non ci vediamo nulla di male se qualcuno ha intenzione di ricavare dei profitti dalla crionica. Lo sappiamo bene, la criopreservazione non è affatto gratuita, anzi. Si va dai 200.000 dollari di Alcor ai 40.000 circa di Kriorus. Sono belle cifre, in parte a coprire i costi dei materiali, in parte a coprire gli stipendi degli operatori, in parte mero profitto. Come in ogni altra attività umana che si rispetti.
Quello che però noi crionisti dobbiamo assolutamente evitare, e questo dovrebbe valere per ogni altro settore a partire da quelli "critici" che si occupano direttamente della preservazione della vita umana ed animale (medici, veterinari, sanitari in genere, longevisti, crionici), è di assumere un atteggiamento di eccessiva competizione, che rischia di essere concorrenza sleale, o di assumere una posizione ostile verso altri crionisti o crionici.
Fermo restando che preservare la vita è compito delicatissimo e va svolto con la massima attenzione, ma il messaggio di tutti gli scienziati crionici, come ad esempio Valeria Udalova CEO di KrioRus è semplice e chiaro "il nostro obiettivo è riportare il maggior numero di persone possibili, magari tutte, a vivere, non appena ciò sarà possibile".

Per conseguire questo meraviglioso obiettivo, è evidente che più siamo meglio è. Meno vincoli alla criopreservazione si hanno e meglio è. Quindi non solo criopreservazione di soggetti perfusi in ottemperanza al protocollo, con ic (indice di criopreservabilità) pari a 100, ma dare accesso alla criopreservazione a tutti quelli che hanno un ic superiore allo zero!

Assumere un atteggiamento ostile ad altri soggetti interessati, magari immaginando restrizioni di accesso ai criopreservandi, volendo solo ic a 100, ed ai criopreservatori, temendo magari chissà quale rischio di concorrenza, non solo è settario ed anche un poco antipatico, ma è inutile ed anzi dannoso alla causa unica e finale su detta.

Per darvi un idea del non senso della paura della concorrenza, basta dare due dati sulle dimensioni del "mercato". Ce le fornisce la dott.ssa Udalova stessa.

Ogni giorno sulla terra muoiono 300.000 persone.
Si tratta di una cifra impressionante, per avere un idea pensate che ogni giorno sparisce dalla mappa una provincia come quella di Viterbo.
In 10 giorni fanno 3 milioni di persone. Sparisce una città come Roma.
In 200 giorni fanno 60 milioni, tutta la popolazione italiana cancellata.
Ad oggi le persone decedute dalla comparsa dell'uomo sulla terra si aggirano intorno ai 100 miliardi. Vuol dire oltre 10 volte la attuale popolazione vivente.
In un giorno muoiono tante persone quante ne conterrebbero 1000 società di Criopreservazione grandi come la Alcor, la Crionic Institute, la Kriorus messe assieme.

Questo vi fa capire come sia assolutamente fuori luogo temere concorrenza.

Il nostro obiettivo non deve essere né avere una società di Criopreservazione in più al mondo, né una per continente, né una per nazione. Ma una società di Criopreservazione o centro di Criopreservazione per ogni comune e villaggio.
Così come oggi esistono i cimiteri, dove i cadaveri si decompongono rosi dai vermi, un domani speriamo prima possibile sorgeranno le Ibernopoli o Criopoli, dove tutti o il maggior numero possibile di individui riposano preservati in attesa del risveglio.

Gloria Canfora

sabato 25 giugno 2016

...non più irreversibile!



Quando negli anni  pre-internet riflettevo criticamente sulla Crionica, tentando di valutarne la fattibilità sulla sola base  di congetture personali, prevedevo che un fondamentale danno da ''congelamento'' potesse esser rappresentato dalla separazione di acqua ''pura'', che cristallizza nei tessuti come ghiaccio, e acqua -ancora  allo stato liquido-  contenente soluzioni saline sempre più concentrate, con soglie di congelamento  via via più basse ; e immaginavo che tali elevate concentrazioni saline potessero produrre un danno strutturalmente simile a quello indotto dalla disidratazione , dove le elevate concentrazioni saline denaturano  proteine enzimatiche e strutturali ;  pressappoco come quando l'albume dell'uovo riscaldato diventa ''sodo'', bianco e solido.

(la  denaturazione può  esser  causata  da differenti fattori, sia chimici che fisici, come  le elevate temperature).

-Quando verso il 2005 presi contatto via web con lo stato attuale della crionica, non ero ancora al corrente di tecniche come perfusione-vetrificazione; ma trovai conferma a questa, e altre mie ipotesi.

Questa condizione denaturata sarebbe incompatibile con lo svolgimento delle funzioni vitali; ma è davvero così irreversibile?


-In un post su Fight Aging! del 2008, si accennò alla chemio-preservazione come possibile alternativa alla crio-preservazione, di questa potenzialmente assai più semplice ed economica ma purtroppo, mai presa in seria considerazione e studiata.

 Ne accenneremo in altra occasione; ma intanto, essendo la disidratazione comune a entrambe (almeno in assenza di crioprotettivi), sollevai nel mio commento la questione cruciale della ''reversibilità'' della denaturazione proteica.

https://www.fightaging.org/archives/2008/02/chemopreservation-versus-cryopreservation/


La mia domanda rimase in sospeso, anche se intuivo che la risposta fosse positiva; sarebbe sufficiente la conservazione della 'struttura primaria' della proteina ( = la sequenza lineare di amminoacidi, codificata nello RNA - solo in seguito , per creazione di ponti di zolfo S=S e attrazione elettrostatica,la proteina assume la forma tridimensionale che le permette di ''funzionare'').

-Poi, anni più tardi, ecco finalmente la notizia di una clamorosa "ri-naturazione", anche se non è mi chiaro se si tratti di semplice ''liquefazione'' oppure di un vero e proprio ritorno della proteina allo sua struttura originaria.

http://www.hi-techlife.com/2015/01/29/trovato-modo-per-far-tornare-uovo-sodo-allo-stato-liquido-svolta-per-la-lavorazione-delle-proteine/



- Si parla anche di applicazioni mediche, anche se non con riferimento a crionica e affini.

Ma suppongo che sia solo l'inizio ; esplorando tecniche simili ma meno macchinose, sarebbe possibile realizzare la stessa ri-naturazione in situ, nell'organismo su cui operare la reviviscenza.

-Se si riesce a far 'tornare liquido' l'albume dell'uovo e quindi  ri-naturare l'Albumina, una Proteina come altre che formano le nostre cellule (anche se ripartite in gruppi con proprietà differenti, n.b.), sembra sempre meno fantascientifica l'ipotesi di riportare in vita, non solo pazienti crionici trattati coi protocolli migliori, ma anche quelli in cui mancata perfusione, trattamenti meno accurati o mancanti, abbiano determinato tali processi di (crio) disidratazione con conseguente denaturazione delle proteine strutturali e funzionali della cellula, secondo i criteri attuali.

I crionicisti di spicco, forti delle tecnologie all'avanguardia di cui dispongono (....o credono di disporre - chissà se potranno poi di fatto utilizzarle, le circostanze reali sono così imprevedibili e lontane dall'ideale!), sembra talora si compiacciano di togliere speranze a chi non ha potuto fruire dei ''loro'' trattamenti, confermando oltretutto con ciò una sorta di egoismo elitario che bene o male nel movimento par serpeggiare, e che rafforza purtroppo la cattiva impressione sul Pubblico, che equipara ''aspirazione immortalista = massimo egoismo'' .... e non ha tutti i torti.

il vero Progresso è invece nel perseguire finalità che rendano il più possibile estesa la possibilità di un prossimo o remoto recupero, idealmente perTutti; senza discriminazioni di sorta.

E' più difficile, certo ; ma l'Intelligenza esiste proprio per affrontare le sfide difficili, e perseguire finalità Etiche.

-Questo piccolo risultato, per ora solo sperimentale, conferma la mia vecchia supposizione e dischiude nuove speranze.

Fabrizio  Lucente

giovedì 23 giugno 2016

Il DNA sopravvive alla morte. Lo dicono i Ricercatori dello stato di Washington.

Il Messaggero ed altri periodici online come questo, riportano una notizia estremamente interessante, che trascriviamo in parte.

"Nel Dna la vita prosegue dopo la morte almeno per altri quattro giorni: è stato osservato nei topi e nei pesci, nei quali alcuni geni sembrano continuare a essere attivi per molte ore dopo la morte. Sono le conclusioni dello studio del microbiologo Peter Noble, dell'università di Washington a Seattle, per ora pubblicato sul sito BioRxiv, che non richiede la revisione della comunità scientifica, e citato sul sito della rivista Science. La scoperta potrebbe migliorare le tecniche per conservare gli organi destinati ai trapianti."


ovviamente il giornalista evidenzia perché sarebbe importante questa scoperta, essa "può migliorare le tecniche per conservare gli organi da trapiantare".

Non passa neanche per l'anticamera del cervello di un commentatore comune che questo possa aiutare anche la Crionica!

Se esiste vita nel DNA degli organi, allora in particolare questo DNA può esistere, almeno 4 giorni, che vuol dire anche più di questo tempo, vivo e vegeto, e fornire una base per una eventuale rigenerazione dei tessuti anche nel caso in cui la perfusione non sia possibile compiutamente.

Questo ci fa capire che quel famoso IC di cui parlavamo potrebbe non essere troppo inferiore a 100.

Continuiamo a tenere gli occhi bene aperti.

La grande scoperta che ci interessa è proprio dietro l'angolo.

G.C.

La criopreservazione per gli animali

Quando si pensa alla ibernazione per il ritorno alla vita, normalmente si pensa a scenari come 2001 Odissea nello Spazio o Wayward Pines. Corpi umani, in queste opere addormentati, che si risvegliano nel futuro.
Ma la ibernazione gli scienziati di Kriorus ad esempio, la praticano anche agli animali.
Quelli che vengono comunemente indicati come "amici a quattro zampe" o "animali da compagnia o domestici " che per la maggior parte sono cani, gatti e piccoli roditori, hanno finalmente accesso alle speranze di risveglio.
Ed è veramente il minimo che dobbiamo loro.
Essi non sono semplice compagnia, non sono soprammobili in movimento, essi sono membri ufficiali della nostra famiglia.
Per come la vedo io dovrebbero avere gli stessi uguali diritti di un essere umano, a partire da un effettivo servizio sanitario gratuito. E poterli rivedere e stare per sempre insieme un giorno è semplicemente meraviglioso.

Questa è la pagina di Kriorus sulla ibernazione degli animali (in inglese)

mercoledì 22 giugno 2016

Estropico parla di Cecilia

Il blog di Estropico ha questo articolo in cui si occupa della vicenda di mamma Cecilia.
Per chi non sapesse di Estropico, esso rappresenta un riferimento a livello nazionale per il pensiero filosofico detto Estropianesimo, per i longevisti ed i transumanisti.
Diciamo scienza e conoscenza di ultima frontiera.
Per dare un idea, avere spazio sul blog di Estropico corrisponde ad avere un articolo su Archeo per un archeologo, o un intervista sul Financial Times per un economista.
Vedere la nostra vicenda trattata da un organo così importante ci ha sinceramente emozionato.
Ringraziamo Estropico per la sua attenzione alla vicenda, anche da parte di mamma Cecilia.
Gloria e Fabrizio.

Buon compleanno mamma!


Tanti cari auguri di buon compleanno a mamma Cecilia che oggi compie 86 anni.
Si lo so dire l'età per una donna è un poco sgarbato secondo un certo galateo ma mamma a queste cose non ci ha mai tenuto, è un tipo pragmatico.
Qualcuno forse sarà perplesso perché a lui non tornano i conti. Ma Cecilia non c'è più o sbaglio?
Sbagli di grosso.
Magari per la legge e per l'INPS può darsi, in effetti ci sarebbe pure un certificato di morte.
Ma grazie alla ibernazione la sola differenza tra il compleanno di oggi e quelli precedenti è che non mangeremo la torta mimosa che a te piace moltissimo, e che non ci faremo una passeggiata al mare. Per ritornare a queste abitudini dovremo aspettare un po'.
La questione per un paziente criopreservato non è SE tornerà, quello è assolutamente certo, tutt'al più QUANDO.
Ci auguriamo che al tuo risveglio le cose al mondo o almeno da queste parti vadano un po' meglio.
Tanti auguri mamma da tutti noi, ti vogliamo bene.
Gloria e Fabrizio

domenica 19 giugno 2016

L'indice di Criopreservabilità

E' un'idea che è venuta in mente a mio marito che è un Ingegnere Elettronico.

Dal momento che molto spesso sorge il dubbio se si possa o meno intervenire con la Criopreservazione su una persona defunta, abbiamo un'idea.

Un Indice di Criopreservabilità (IC) che attribuisca un punteggio da 0 a 100 ad una persona.

Il principio di un indice si basa sull'individuare gli estremi assoluti di un intervallo di continuità. Ad esempio Celsius creò la Scala Termometrica, coi gradi di temperatura fissando a 0 il punto di congelamento dell'acqua a temperatura ambiente, ed a 100 il punto di ebollizione.

Noi consideriamo come l'evento più sfavorevole per la Criopreservazione (ed in generale per la Preservazione al fine di un futuro risveglio), la totale disintegrazione del corpo, la cremazione, e fissiamo quindi questo evento al punteggio di 0.

Ovviamente c'è un evento ancora più nefasto dal punto di vista della Preservazione del corpo, che è la sua assenza, quindi daremo per scontato che ci riferiamo ad una persona reperibile.

Fissiamo a 100 l'evento ideale. Ossia un paziente con una struttura corporea integra all'interno di un centro nel quale è possibile praticare immediatamente il Protocollo di Crioconservazione, consistente nell'abbassamento rapido per la vetrificazione, e la perfusione di Crioprotettore nei primi minuti dopo l'effettivo decesso.

Poi questa scala avrà dei gradi intermedi.

Ovviamente tutto questo ha una premessa da fare. L'IC ha senso perchè più un IC è alto, più si presume che gli interventi di ripristino per il risveglio siano agevolati.

IC = 100 comporta una piena immediata reversibilità dell'evento morte, applicando una procedura per il momento puramente teorizzabile.
................
IC = 1 è un soggetto morto in cui bisogna compiere un numero di interventi di ripristino, cellulare, vascolare, tissutale, memoria e coscienza del soggetto, al fine di riportarlo allo stato precedente a quello della morte.
IC = 0 comporta il massimo della difficoltà, eventualmente infinita, e quindi impossibilità, di riuscire a recuperare un soggetto morto.

A contribuire negativamente all'indice concorrono alcuni fattori, purtroppo.


  1. Ritardo di intervento - Ri: Intervenire con ritardo nella Criopreservazione implica minore reversibilità immediata il giorno in cui saranno disponibili le conoscenze mediche per il risveglio. Il fatto che un ritardo di intervento sia lesivo ce lo dice l'attuale scienza medica. Sappiamo che se il cuore va in arresto cardiaco dopo 10 minuti inizia a causa dello stato di assenza di ossigeno alle cellule neuronali, una compromissione permanente delle funzioni cerebrali. Quindi si può pensare di togliere 1 punto per ogni minuto od intervallo di tempo da stabilire secondo un andamento che dovremmo stabilire se considerare lineare o logaritmico.
  2. Integrità corporea - Ib: E' chiaro che intervenire su un corpo integro è più facile che intervenire su un corpo maciullato, aperto, parzialmente o totalmente carbonizzato, si può intervenire in tempi perfetti, e con perizia di adozione del Protocollo, ma il corpo che presenta di suo gravissime lesioni comunque comporta interventi supplementari.
  3. Rispetto del Protocollo - Rp: Si può intervenire in modo eccellente nei tempi, e su un corpo perfettamente integro, ma con imperizia per una serie di motivi (ignoranza dei protocolli, indisponibilità del materiale necessario o non perfetto funzionamento delle macchine necessarie). E questo compromette l'IC.
Questo è uno studio attualmente in corso al quale sarebbe opportuno che chiunque abbia competenza contribuisse.

G.C. 

Un consiglio ai giornalisti.

Ci è accaduto di vedere articoli in cui si accenna a dei "primati".
Parlando di persone che hanno deciso di farsi ibernare, o che hanno stipulato un contratto, si dice "saranno i primi", "sono i primi".

Voglio che sia chiara una cosa, e sono sicura di parlare a nome di tutti i crionisti, presenti, passati e futuri. A noi crionisti, che abbiamo un contratto con una società per essere ibernati, sinceramente, ad essere i primi non ci teniamo.

Sto pensando a mia suocera Cecilia, che qualora fosse effettivamente la prima donna italiana ed essere stata sottoposta a Ibernazione, quand'era viva.

Provo ad immaginare di dirle, o io o Fabrizio mio marito, suo figlio. "Cecilia, lo sai, un giorno sarai 'famosa' per essere la prima ad essere messa dentro un contenitore a tenuta stagna a testa in giù a 196°C". Provo ad immaginare la faccia terrorizzata di lei, che era per giunta un tantinello claustrofobica e soffriva il freddo da matti.

Questo per farvi capire che non è una gara.

Nessuno di noi ci tiene ad essere il primo.

Semmai se proprio una gara ci deve essere, è casomai al risveglio. A me personalmente piacerebbe essere la prima a risvegliarmi, quando saremo stati tutti criopreservati.

G.C.

Cecilia Iubei, italiana, ibernata in Russia

Questo articolo è visibile anche come Pagina su questo blog.

Cecilia Iubei assieme al figlio Fabrizio Baldi ed alla nuora Gloria Canfora, in una delle ultime immagini

Chi è Cecilia?


Voglio parlarvi della vicenda di Cecilia Iubei, mia suocera.
Quello che scriviamo qui sarà poi pubblicato anche in un libro che sta per uscire.

Cecilia nasce a Capranica, un piccolo paese della provincia di Viterbo nel 1930. Vive una vita serena, tranquilla, di paese, sua madre muore quando lei ha 33 anni, e da sola si prende cura del resto della famiglia (in tutto 4 fratelli ed il padre), all'età di 36 anni conosce quello che diventerà suo marito, Dino Baldi, un operaio di Marta, un paese sempre in provincia di Viterbo. Siccome Dino lavora in una azienda di Telecomunicazioni a sud di Roma, decidono di stabilirsi a Capranica, che rimane meno lontana dal luogo di lavoro rispetto al paese di origine di lui.

Cecilia Iubei a 15 anni


Nel 1970 nasce Fabrizio, il loro unico figlio, e Cecilia si dedica a tempo pieno alla crescita di suo figlio ed a condurre la casa nella quale continua a vivere Antonio l'anziano padre. Il marito a causa del lavoro purtroppo rimane gran parte della settimana fuori casa, ed è lei ad occuparsi della vita quotidiana.

La lunga malattia


La vita di Cecilia è tutto sommato tranquilla, fino al novembre del 2006, quando a 76 anni si ammala gravemente. Viene colpita da un ictus ischemico, un evento drammaticamente simile a quello che aveva colpito sua madre nel '63 e che l'aveva portata alla morte nell'arco di un mese.

Cecilia perde l'uso della parte destra del corpo.

Cecilia Iubei nel 2006, pochi mesi prima di ammalarsi


Figlio e marito, quest'ultimo ormai ottantenne, non si perdono d'animo. Con pazienza ed amore, giorno dopo giorno, cercano tra centri di riabilitazione e cure personali di fornirle il massimo delle cure necessarie ad una guarigione o quantomeno ad una vita più dignitosa possibile.

E' un periodo di grande sofferenza per tutta la famiglia. A volte Cecilia sembra migliorare, vi sono medici che danno speranze, però quando cade accidentalmente, inizia una lenta involuzione, soprattutto psicologica, e dopo qualche anno ormai è stabilmente su una carrozzina, e nel 2014 comincia sempre più a rimanere inferma a letto.

Nel marzo 2015 io e Fabrizio ci sposiamo, io vivo con lui e con i suoi genitori, ho una tradizione sanitaria di famiglia, mio padre è infermiere, ed io sono una Operatrice Socio Sanitaria, quella professione che un tempo si chiamava Infermiere Generico.
Quando conosco Fabrizio e mi porta a conoscenza dei problemi di salute dei suoi, sono io stessa nonostante lui volesse a tutti i costi tenermi fuori da quelli che riteneva problemi della sua famiglia, ad impormi per aiutarlo.
Mi occuperò dei miei suoceri con pazienza, amore, dedizione, la situazione è dura, Fabrizio è ormai allo stremo provato da quasi dieci anni di impegno continuo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, un impegno che svolge con tutto l'amore possibile. Fabrizio è molto legato ai suoi genitori, ma questa è una frase fatta molto ipocrita. Tutti dovrebbero essere naturalmente legati ai propri genitori, almeno nella misura in cui ciascun figlio può aiutare il proprio genitore in caso di bisogno.
Fabrizio è costretto a fare una grave scelta. O continuare la professione di ingegnere che esercita con soddisfazione ed affidarsi a qualche badante, o rinunciarvi per dedicarsi esclusivamente alla cura della madre, ed ad aiutare il padre anziano nella conduzione della casa.
Siamo sinceri, oggi trovare una badante capace e coscenziosa è impresa disperata, ed infatti quelle poche che negli ultimi tempi Fabrizio, dopo che il padre venne colpito dalla Demenza Senile fu costretto perché la situazione di due persone gravemente malate da solo è umanamente ingestibile, si sono rivelate assolutamente non all'altezza del compito ed hanno letteralmente prosciugato i conti di famiglia.
Fabrizio finché può cerca di farcela da solo.
Mi racconta tutto, fin nei minimi dettagli.
Fabrizio non nasconde certo la croce che si porta addosso, quando ci conosciamo io so benissimo, anche perché non mancano i soliti squallidi individui che "per il mio bene desiderano mettermi in guardia", anche nella cerchia delle parentele di Fabrizio stesso.
A me non importa, è l'uomo che amo, e credo che il minimo, ma giusto il minimo è di considerare la sua famiglia la mia famiglia. Amo e curo i suoi genitori come fossero i miei.

Cecilia è molto legata al figlio, alcuni dicono troppo. Quando lo ebbe nel '70 a distanza di pochi mesi venne sottoposta ad isterectomia. Cecilia avrebbe voluto una famiglia numerosa, come quella di provenienza, invece le fu detto che quel figlio sarebbe stato l'unico e che doveva tenerselo ben stretto e così ha fatto.

E così quando Cecilia, che ormai era stabilmente a letto, reagiva verso me che ero la nuora con ostilità, non mi turbai affatto, era ovvio e comprensibile, per una donna che aveva vissuto in quel modo.

Ho amore per la famiglia, la mia propria e dell'uomo con il quale si dividerà il resto della vita.

So bene che questo per molti è da considerarsi fuori moda, anacronistico, ma non me ne può fregare di meno, è quello che è giusto fare e l'ho fatto e lo rifarei se dovessi nascere milioni di volte.

A Maggio il marito di Cecilia, Dino, ormai la Demenza gli ha portato via persino la parola, muore improvvisamente.
In quella circostanza per la prima volta entriamo in contatto con il mondo della Criopreservazione, anche se con esito sfavorevole purtroppo.

Il primo incontro con l'Ibernazione


Fabrizio su come comportarsi se i suoi dovessero morire ha le idee molto chiare. Lo vogliono loro, lo vuole lui.
Addirittura negli anni '80 il padre di Cecilia che viveva con lui, venne a sapere dalla TV, che un famoso giornalista scientifico, del quale non faccio il nome perchè non so se poi il nonno si sbagliasse, si sarebbe voluto far ibernare dopo morto. Nonno Antonio voleva anche lui farsi ibernare ma non sapeva come fare, né Fabrizio, né la figlia Cecilia o il marito avevano minimamente idea se ciò fosse possibile e dove.

Poi muore Dino. Fabrizio ed io ci mettiamo alla ricerca di una società che faccia Ibernazione (come viene più comunemente chiamata la Criopreservazione.
Contattiamo la ALCOR. Ci viene risposto che ormai è tardi, e che comunque avremmo dovuto sottoscrivere un contratto del costo di 200.000 dollari.
Insomma nulla da fare, però la ALCOR ci suggerisce, visto che comunque parliamo anche loro del resto della famiglia, di iniziare a pensare ad un contratto per Cecilia.
Il problema però è di natura economica, noi non avevamo 200.000 dollari!
Rimandiamo la questione, certo Cecilia è sicuramente in condizioni serie, ma non è a rischio della vita, inoltre da quando io vivo in casa, abbiamo iniziato una serie di sane attività con lei, che sembra migliorare.

La morte di Cecilia


Purtroppo però i primi di Febbraio del 2016, per una banalissima infezione urinaria, Cecilia viene portata al Pronto Soccorso di Viterbo, dove viene prescritto il ricovero. Cecilia si lamenta molto, urla, e quando in giornata viene trasferita in una struttura per le terapie antibiotiche, qualcuno le somministra un sedativo. Il problema è che ignora, nonostante fosse stato da noi prontamente riferito, che Cecilia è in insufficienza renale cronica. Questo fa si che un banalissimo sedativo possa rivelarsi nefrotossico. Cecilia precipita in Coma Renale.

Non sta noi stabilire la effettiva necessità della somministrazione del sedativo. Forse se ne occuperà la magistratura.
Io so soltanto che Cecilia era agitata ma lucidissima quando uscì di casa, la sera del 4 Febbraio, ed il 6, poco più di 24 ore dopo, Cecilia era in stato di minima coscienza.
La sottraemmo rapidamente alle "cure" e la portammo a casa nostra. Poi iniziò un lieve recupero, nonostante non riuscisse più a parlare e tenesse comunque gli occhi chiusi tutto il tempo.
Poi riuscimmo a farla vedere da un Neuropsichiatra a Siena, il Dott. Malandrini. Che visitandola ci rassicurò sul fatto che le sue facoltà cognitive le avrebbe recuperate. Ma il giorno stesso comunque la portammo nel Pronto Soccorso dello stesso ospedale, dove la ricoverarono in Medicina d'Urgenza per gravissima Polmonite e per un quadro di serie complicazioni.
Ci diedero francamente pochissime speranze, anche perché per via degli anticoagulanti le vene erano estremamente fragili ed era impossibile sottoporre Cecilia a trattamenti via venosa, come le Flebo.
Alla fine furono costretti ad installare un Catetere Venoso Centrale.
Entrata in Ospedale a Siena l'8 Marzo, Cecilia alle 16.05 del 14 Marzo 2016 cessa di respirare. Il medico di guardia non può far altro che constatare il decesso.
In quel momento io ero al lavoro, c'era Fabrizio, mio marito e figlio di Cecilia.
So che Cecilia lottò contro la morte con forza leggendaria. Per riuscire a constatare il decesso occorsero ben 7 Elettrocardiogrammi da 20 minuti, perché l'attività elettrica del cuore era ancora presente.
Questo, oltre ai fermi convincimenti di tutti noi, ci ha spinto a volere fortemente stavolta che Cecilia fosse Ibernata.
Quando arrivai li, dopo due ore di macchina, trovai mia suocera che era già stata portata in Obitorio.
Ma Fabrizio mi disse che aveva parlato col necroforo. Quell'uomo aveva confermato che l'Ibernazione era una pratica possibile. Fabrizio a questo punto era deciso tanto quanto me. Fu il necroforo stesso che ci disse che se volevamo, al fine di eseguire l'Ibernazione, nel frattempo che cercavamo una società, lui avrebbe tenuto Cecilia in cella frigorifera.

Alla disperata ricerca di una Società di Criopreservazione


Questo è molto importante, solo una serie di circostanze fortuite ci ha permesso poi di eseguire la Criopreservazione.

La cosa è grave, perché sappiamo per certo che moltissimi vorrebbero accedervi e c'è praticamente informazione zero. Noi lo abbiamo provato sulla nostra pelle.

Fu una lunga notte, chiamammo prima quelli di ALCOR, fu un dialogo tra sordi, non tanto perchè non fossero disponibili, ma perchè da un lato la difficoltà nel parlare in inglese, la disperazione, il fatto che comunque insistessero sul fatto che loro operavano solo su persone che avevano un contratto, ci iniziò a demoralizzare.
Poi contattammo Crionic Insistute, altra importantissima Società di Criopreservazione degli Stati Uniti. Loro ci diedero qualche buon consiglio, ad esempio di mettere la testa immersa nel ghiaccio prima possibile. Però ci dissero chiaramente che c'era un costo importante da sostenere, mi pare 70.000 dollari, e subito.
Allora mio marito contattò un tale che su Facebook tempo prima aveva conosciuto, era un italiano che viveva negli Stati Uniti, e che diceva di avere già sottoscritto un contratto con ALCOR, ma non fu di nessun aiuto, ci rispose tardi, e male.

La scoperta della KrioRus


Nel frattempo io continuavo le ricerche. Mi apparve ad un certo punto una pagina con dei caratteri che sembravano greci. Mio marito che è un appassionato di lingue ha riconosciuto i caratteri Cirillici, ossia l'alfabeto dei Russi (e di altri popoli slavi).
Scrivemmo anche a loro. Le avevamo tentate tutte, stavamo per abbandonare l'idea.
Pochissimo dopo, squilla il telefono.
Una donna, con un italiano perfetto e con un leggero accento slavo, di nome Elena, ci chiede se avevamo contattato la KrioRus per una ibernazione. Parlò con Fabrizio, gli chiese se conosceva l'inglese, e Fabrizio lo conosce perfettamente, e quindi gli diede dei riferimenti con cui entrare in contatto.
Fabrizio così contattò la Dott.ssa Valeria Udalova, CEO della KrioRus, che spiegò con grande chiarezza costi e modalità per l'Ibernazione.
Il costo si aggirava intorno ai 40.000 dollari (molto meno di ALCOR e decisamente meno di Crionic Institute), e per l'invio di Cecilia avremmo dovuto metterci in contatto con un loro agente sul territorio nazionale di cui ci diedero tutti i recapiti. Filippo Polistena.

Cecilia Iubei ibernata in Russia

Finalmente grazie a Filippo Polistena che si è occupato della preparazione e della spedizione, e di Valeria Udalova e tutto lo staff della KrioRus, siamo riusciti nell'impresa.
Questa è la lista dei 51 pazienti Crioconservati presso la KrioRus, dove la 51 esima ed ultima paziente è Cecilia Iubei (Si fa riferimento a questo articolo scritto su un blog che cura mio marito)

Due collaboratori di Filippo Polistena con Cecilia Iubei pronta per essere trasferita a Mosca


Adesso mia suocera riposa in un contenitore Dewar, alla temperatura di 196 gradi sottozero, in attesa che la scienza medica ci permetta di riportarla nuovamente in vita.

tre delle 14 pagine che costituiscono il Contratto con cui la KrioRus si impegna a Criopreservare Cecilia Iubei, firmato dal figlio Fabrizio Baldi


Va detto che esiste un protocollo ufficiale che stabilisce tempi e modi per la Criopreservazione di un essere umano. Esso prevede che una persona che è stata dichiarata morta ad esempio con modalità "rapida", ossia dopo che un Elettrocardiogramma praticato al soggetto ha avuto un tracciato totalmente piatto per 20 minuti (poi andrebbe aperto un vero e proprio capitolo sui criteri della Tanatologia, perché su quando e come una persona debba ritenersi morta non c'è parere concorde), vada sottoposta a perfusione con Crioprotettore, un liquido che sia iniettato nel sistema circolatorio al fine di renderlo fluido anche a -196°C. Questo perché il sangue si coagula molto rapidamente nelle vene appena cessa il processo di ossigenazione e di pompaggio continuo. 
Cecilia tutto questo non lo ha avuto. Cecilia ha avuto soltanto la prontezza di riflesso e di spirito di un necroforo che l'ha portata a 0°C. Poi Filippo Polistena e la KrioRus hanno fatto il resto appena è stato loro possibile.
Questo vuol dire che tutti possono ibernarsi, anche a distanza di tempo dalla morte. Anche dopo molto tempo.
So che ci sono alcune critiche a questo, ma trovo importantissimo che il bacino di utenti che possono accedere alla Criopreservazione sia il più ampio possibile.
Filippo Polistena mi raccontava di un caso di paziente trasferito in KrioRus dopo molti mesi. Trovo che sia stata una cosa giustissima e sensata. I processi di decomposizione avvengono subito dopo la morte è vero, alcuni addirittura iniziano "in vivo" ma noi già di nostro compiamo un atto di grande fiducia verso la Scienza nel pensare che il "motore" di un essere vivente possa ripartire, per quale motivo dovremmo scartare a priori la possibilità del ripristino di quelle fasi compromesse dai processi decompositivi in corso?
Mio marito ha messo a punto un indice, al quale dovrebbero collaborare gli esperti, per indicare un grado di criopreservabilità e stabilire un indice minimo. Un po' una scala Celsius della criopreservabilità.

Dato per 0 la cremazione di un corpo, per cui non si ha più materiale su cui intervenire. E dato per 100 il grado di massima operabilità con un paziente perfuso e trattato perfettamente secondo il Protocollo di Criopreservazione, dobbiamo stabilire tutti i gradi intermedi.


G.C.

Alcuni falsi miti sull'Ibernazione

il logo della KrioRus, Società di Criopreservazione russa, unica in Europa ed Asia, che offre servizi di Ibernazione a costi molto contenuti

Sulla Ibernazione o meglio, sulla Criopreservazione c'è pochissima informazione, e quella poca disponibile non sempre è attendibile.

In questo articolo cerchiamo brevemente di sfatare alcuni "miti" sulla Criopreservazione, siccome il termine Criopreservazione oltre ad essere complicato è un termine tecnico, mentre popolarmente è più nota come Ibernazione, utilizzeremo preferenzialmente questa parola.


  1. La Ibernazione è un lusso per pochi

Una enorme balla! E' vero che ALCOR ha prezzi proibitivi, 200.000 dollari più il costo della spedizione tramite agenzia di pompe funebri negli Stati Uniti (mediamente sui 10/15.000 euro) è una enormità. Ma vi sono altre società, prima tra tutti la KrioRus, con sede a Mosca, che per soli 40.000 dollari più 9000 euro per il trasporto tramite loro personale qualificato sul territorio italiano offre un servizio di Ibernazione completa, e questo prezzo non è molto lontano da quello di un buon funerale.
Di questo siamo assolutamente certi dal momento che come abbiamo spiegato nella Pagina in cui parliamo di Cecilia Iubei, noi lo abbiamo provato direttamente, Cecilia, mia suocera ha un contratto con KrioRus ed attualmente è Criopreservata da loro, è la loro 51 esima paziente, e ci dicono che è la prima donna italiana ad essere stata ibernata. 


2. Quelli che si vogliono fare ibernare sono degli "stravaganti"

Questa è un altra cosa che ci tocca sopportare. Ci sono parecchi che sono convinti che la gente che si fa Ibernare è gente stranissima, con abitudini aliene.
Ho conosciuto la CEO della KrioRus, Valeria Udalova, una persona normalissima e tranquillissima.
Tra i "Crionisti" ossia coloro che sostengono il Crionismo, il pensiero filosofico che è alla base della Crionica abbiamo molti ingegneri, medici e specialisti in medicina, abbiamo poi avvocati, imprenditori come l'amico Filippo Polistena che cura la preparazione ed il trasporto per la KrioRus dei pazienti da Criopreservare. Poi vi sono giornalisti, ed altre categorie professionali. Le fasce d'età sono le più disparate. Io ho 33 anni, mio marito Fabrizio 46, gli altri che abbiamo conosciuto vanno dai 40 fino ai 60 anni.

Insomma non sono dei vegliardi in pieno panico da morte imminente, certo molti di noi temono comprensibilmente di morire. Alcuni come io e mio marito hanno avuto un lutto ed hanno un congiunto ibernato.

Le fasce di reddito anche sono le più disparate. C'è chi è messo meglio, e poi ci sono anche quelli come noi, che abbiamo un lavoro precario o non lo abbiamo affatto e che per arrivare alla Criopreservazione hanno dovuto faticare parecchio.

Anzi su questo punto diciamo che allo stato attuale la Ibernazione è per molti, ma io e Fabrizio ci stiamo battendo perché diventi PER TUTTI. E stiamo costruendo a tal fine una Fondazione per permettere tramite un Fondo di Solidarietà di premiare persone particolarmente meritevoli, sia per la gravità della situazione economica, che per la gravità della situazione (pensiamo a dei bambini gravemente malati), che per merito alla società (un illustre scienziato la cui perdita sarebbe grave per tutti) di coprire quei costi che ad esempio con la KrioRus sono già abbordabili, al fine di dare a tutti i meritevoli questa opportunità.

 Nessuno di loro mi è sembrato un satanista o un cannibale o con chissà quali strani comportamenti. Noi Crionisti siamo gente assolutamente normale. Il livello culturale medio dei Crionisti è piuttosto elevato, molti di noi sono laureati. Tutti noi abbiamo una famiglia, molti hanno dei figli, un lavoro normalissimo ed una vita più che regolare. La sola differenza è che crediamo fermamente nel progresso scientifico e tecnologico, fino al punto di credere che la scienza in tempi più o meno lunghi (chi crede tra 300 anni, io credo molto prima), arriverà a riportare in vita le persone, tutto sta a far si che a quell'epoca le persone, o i loro corpi ci siano ancora, e siano in  uno stato accettabile di conservazione. 
Mi si permetta una stoccata a quelli che ci vogliono strani a tutti i costi. Perdonatemi ma trovo curioso che si dia per assolutamente normale un credente, che crede sulla parola a chi dice che ad esempio una vergine abbia generato un dio il quale ha creato ogni cosa ed un giorno dal nulla farà rivivere solo persone buone e giuste (cristianesimo), o addirittura un credente convinto che appena morto per la propria fede approderà in un giardino pieno di donne disponibili e delizie (islam), e invece considera strana una persona che ritiene che la scienza se tieni il corpo ben conservato un giorno lo potrà far rivivere.

3. Per poter essere ibernati devi trovarti dentro un centro di ibernazione

Questo è un altro falso mito.
E' assolutamente vero che tutte e tre le Società di Criopreservazione del mondo, la ALCOR, la Crionic Institute, la Kriorus, RACCOMANDANO di seguire un protocollo scrupoloso che prevede che entro pochi minuti dalla morte della persona vi sia un trattamento con Crioprotettore ed un rapido raffreddamento fino ai -196°C. Ma quella è la condizione IDEALE.

Mia suocera Cecilia Iubei è stata Criopreservata 15 giorni dopo che è morta, ed è rimasta ad una temperatura compresa tra 0 e -15°C quella delle celle frigorifere mortuarie. Eppure è stata comunque accolta ed è Criopreservata. 

Troviamo assolutamente sbagliato escludere tanti che potrebbero risvegliarsi solo perché non rientrano perfettamente nei protocolli. Certo dobbiamo rendere la vita facile ai futuri risvegliatori per cui avere un corpo integro con un cervello integro ed un sistema circolatorio fluido sarebbe il massimo, ma siamo certi che se un domani si avrà la competenza per risvegliare un defunto ci sarà anche o ci sarà a breve distanza, la competenza per riparare eventuali ulteriori problematiche.

Mio marito Fabrizio che è un ingegnere ha pensato ad un Indice di Criopreservabilità, un numero tra 0 e 100 da attribuire ad un paziente che vuole essere criopreservato. Esso è compreso tra 0 (corpo totalmente decomposto come nella cremazione) e 100 (paziente perfettamente trattato con il Protocollo di Crioprotezione e Criopreservazione). Ad esempio secondo questo indice Cecilia è intorno a 90, ma possono essere Criopreservate anche persone già tumulate! Vorrà dire che avranno indici a 60,50,30... insomma TUTTI POSSONO AVERE UNA SPERANZA.

G.C.