giovedì 23 giugno 2016

Il DNA sopravvive alla morte. Lo dicono i Ricercatori dello stato di Washington.

Il Messaggero ed altri periodici online come questo, riportano una notizia estremamente interessante, che trascriviamo in parte.

"Nel Dna la vita prosegue dopo la morte almeno per altri quattro giorni: è stato osservato nei topi e nei pesci, nei quali alcuni geni sembrano continuare a essere attivi per molte ore dopo la morte. Sono le conclusioni dello studio del microbiologo Peter Noble, dell'università di Washington a Seattle, per ora pubblicato sul sito BioRxiv, che non richiede la revisione della comunità scientifica, e citato sul sito della rivista Science. La scoperta potrebbe migliorare le tecniche per conservare gli organi destinati ai trapianti."


ovviamente il giornalista evidenzia perché sarebbe importante questa scoperta, essa "può migliorare le tecniche per conservare gli organi da trapiantare".

Non passa neanche per l'anticamera del cervello di un commentatore comune che questo possa aiutare anche la Crionica!

Se esiste vita nel DNA degli organi, allora in particolare questo DNA può esistere, almeno 4 giorni, che vuol dire anche più di questo tempo, vivo e vegeto, e fornire una base per una eventuale rigenerazione dei tessuti anche nel caso in cui la perfusione non sia possibile compiutamente.

Questo ci fa capire che quel famoso IC di cui parlavamo potrebbe non essere troppo inferiore a 100.

Continuiamo a tenere gli occhi bene aperti.

La grande scoperta che ci interessa è proprio dietro l'angolo.

G.C.

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. (revisionato )
    Questo dato corrobora soprattutto un altro principio, comunemente ignorato -anche a livello di pratica medica- e invece ugualmente basale per la Crionica : la morte, da intendersi NON come ''evento'', ma come ''processo'', ossia fenomeno prima solo disfunzionale, poi distruttivo-entropico, ma comunque GRADUALE E PROGRESSIVO ; quello che sfugge, ordinariamente, a chi giudica folle la ripresa vitale di soggetti ''già morti'', ibernati o meno che siano.
    Il DNA sembrerebbe esser comunque una molecola abbastanza solida, e nonostante le temperature di -80 suggerite per la conservazione a lungo termine, pare che si conservi bene anche a soli -20, o addirittura a temperatura ambiente se appositamente pretrattato.
    In ambito crionico poi non importa neppure riuscire a preservare la ''funzionalità'', è sufficiente conservare la ''Struttura'', alla quale l'aspetto funzionale potrà poi esser restituito a suo tempo.

    Nell'ipotesi che l'affine RNA (e proteine da questo codificate) possa giocare un ruolo nella memoria a lungo termine, sarebbe fondamentale accertare una simile stabilità anche per questa molecola, che potrebbe anch'essa rivelarsi più persistente e robusta di quanto ora non si immagini

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