La mia risposta è che l’immortalità potrebbe trasformare profondamente il nostro senso di scopo, ma non necessariamente portare a una vita più significativa. Paradossalmente, è proprio la nostra mortalità che spesso dà urgenza, intensità e significato alla nostra esistenza. Sapere che il tempo è limitato ci spinge a trovare uno scopo, a costruire, a lasciare un’eredità, a creare legami significativi e ad affrontare sfide.
In un mondo senza fine, il rischio è che il senso di valore delle nostre esperienze si diluisca. L’immortalità ci offrirebbe infinite possibilità, ma anche il potenziale di rimandare all'infinito ciò che rende la vita preziosa: la crescita, la scoperta e la trasformazione. Forse, per dare davvero significato a un’esistenza immortale, dovremmo reinventare il nostro rapporto con il tempo e trovare nuove forme di scoperta interiore e comprensione del mondo, esplorando senza sosta nuove versioni di noi stessi.
In fondo, l'immortalità potrebbe offrire una grande opportunità: riscoprire l'amore, l'arte, la conoscenza e il mistero da infinite prospettive, ma richiederebbe anche un impegno attivo per mantenere la curiosità, la passione e il senso di meraviglia.
Tempo fa ebbi modo di sentire il filosofo Diego Fusaro. Per molti aspetti apprezzo il suo pensiero, ma un giorno gli sentii dire "Gli Déi invidiano il fatto che noi siamo dei mortali":
Ecco, questa sua affermazione mi sembra ricollegarsi alla risposta della AI.
Probabilmente ho citato centinaia di volte quella persona che mi diede un giorno una risposta che reputo la migliore possibile. Io chiesi "Se dovessimo divenire immortali la nostra mente riuscirebbe ad accettarlo?", la sua risposta fu "Se abbiamo accettato l'idea di morire pensi che non accetteremo l'idea di essere immortali?".
La verità è che noi continuiamo a ragionare in termini finiti e limitati.
Continuiamo a vedere una vita senza fine come qualcosa che prima o poi ci potrebbe stancare, come se fosse la lettura di un libro o guardare un film.
Un individuo, un epoca, una scienza che hanno il controllo sulla morte, hanno anche il controllo sulla noia.
E nel peggiore dei casi, se qualcuno proprio non ce la facesse più, e tenete conto che il sottoscritto non ha mai pensato neanche per un momento che la immortalità debba essere imposta ma semmai proposta, deve essere, dovrà essere, una liberissima scelta di ogni individuo, ebbene se proprio qualcuno ci dovesse ripensare, potrebbe sempre sperimentare l'oblio, vedere come si sta quando finisce la percezione sensoriale, il battito cardiaco, il respiro, il pensiero, ma poichè poi magari potrebbe quell'immenso vuoto, rappresentare qualcosa di orribile, il non essere potrebbe essere qualcosa che supera ogni possibile terrore, potrebbe comunque disporre la reversibilità del processo.
Insomma, se proprio sei stanco di essere immortale, prova a morire almeno per un po' poi mi dici.
FB
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