Siamo un gruppo di amici, una combriccola, che ogni tanto si incontra e parla di questo tema. Non abbiamo dei Frankenstein da riportare un vita, ma qualche salsiccia o braciola da grigliare in giardino.
E qualche giorno fa ci siamo messi a parlare con un interlocutore particolare, ChatGPT
Siccome la chiacchierata si è fatta interessante, ve la ripropongo qui.
diciamo che in questa chiacchierata gli amici erano Tizio, Caio, e ChatGPT
Tizio: ChatGPT vorrei parlare con te di immortalità. Che ne pensi della criopreservazione?
ChatGPT: La criopreservazione è una tecnica che mira a conservare il corpo umano (o solo il cervello) a temperature estremamente basse, con l'obiettivo di preservare le funzioni biologiche fino a quando la tecnologia futura non sarà in grado di riportare in vita e curare malattie incurabili. Questa idea è affascinante, ma la criopreservazione è ancora altamente sperimentale e ci sono molti ostacoli scientifici e tecnici da superare.
### Ecco alcuni aspetti da considerare riguardo alla criopreservazione:
1. **Tecnologia attuale**:
- Attualmente, la tecnologia di criopreservazione permette di congelare corpi a temperature molto basse, ma non esiste alcun metodo comprovato per riportare in vita un organismo criopreservato. I tessuti biologici possono essere danneggiati durante il processo di congelamento e scongelamento a causa della formazione di cristalli di ghiaccio e del collasso cellulare.
2. **Successi limitati**:
- La criopreservazione è stata applicata con successo a piccole cellule e tessuti (come gli embrioni, gli spermatozoi e gli ovuli), che possono essere congelati e scongelati senza subire danni significativi. Tuttavia, la conservazione di organi complessi o di interi corpi è ancora fuori dalla nostra portata.
3. **Sfide biologiche**:
- Anche se fosse possibile preservare il corpo senza danneggiarlo, c'è la questione della riattivazione delle funzioni vitali e della cura delle malattie che hanno portato alla morte. Non esistono ancora tecnologie che possano rigenerare organi o tessuti completamente deteriorati o curare le cause sottostanti che hanno portato alla criopreservazione.
4. **Aspetti etici**:
- La criopreservazione solleva questioni etiche complesse, come il concetto di vita e morte, l'identità personale e il significato della continuità della coscienza. Se in futuro fosse possibile "resuscitare" una persona, ci sarebbero anche questioni legali e sociali da affrontare, inclusa l'integrazione di queste persone in una società potenzialmente molto diversa.
5. **Speranza futura**:
- I sostenitori della criopreservazione sperano che in futuro la scienza avanzata, inclusa la rigenerazione cellulare e la nanotecnologia, possa risolvere i problemi attuali legati alla conservazione e alla rianimazione del corpo. Tuttavia, questo è ancora un campo ipotetico e speculative, senza prove concrete a sostegno.
### In sintesi:
La criopreservazione è una tecnologia interessante e promettente, ma è ancora molto lontana dall'offrire una via concreta verso l'immortalità o la "rinascita" dopo la morte. Sebbene alcune persone abbiano scelto di criopreservarsi nella speranza di essere riportate in vita in un lontano futuro, al momento rimane una sfida scientifica complessa, con molti dubbi ancora da risolvere.
Tu cosa ne pensi Caio?
Caio:personalmente non credo che la criopreservazione sia l'unico modo per conservare un corpo (e una mente o coscienza, ammesso che si riesca a intrappolarla in qualche modo sotto forma di "memoria ROM" dentro le cellule spente del cervello). Credo che se si hanno dei danni cellulari durante la criopreservazione, se si avrà la tecnologia per far ripartire un cuore è verosimile che si abbia anche la tecnologia per riparare i danni cellulari. La sfida primaria è il totale ripristino della coscienza. Cosa succede a me quando mi "spengo" secondo voi?
ChatGPT: La tua riflessione sulla criopreservazione tocca questioni profonde riguardanti la mente, la coscienza e la possibilità di ripristinarle in futuro. Il ripristino della coscienza, o la continuità dell'identità personale, è una delle domande più complesse nel contesto della criopreservazione e dell'immortalità.
### La tua osservazione sulla tecnologia futura:
Se in futuro la tecnologia sarà abbastanza avanzata da riparare danni cellulari e far ripartire un cuore, è possibile che potremmo anche sviluppare la capacità di rigenerare tessuti cerebrali danneggiati. Tuttavia, la sfida principale sarà capire come preservare o ripristinare la **coscienza** – quell'elemento soggettivo che ci rende "noi stessi".
### Cosa succede alla coscienza quando ci "spegniamo"?
Questo è uno dei misteri più profondi della scienza e della filosofia. Ecco alcune teorie:
1. **La coscienza come emergenza fisica**:
- Secondo molte teorie neuroscientifiche, la coscienza è un **fenomeno emergente** dai processi neurali. Quando il cervello cessa di funzionare, la coscienza smette di esistere, simile a come una macchina smette di funzionare quando i suoi componenti si guastano.
- Se la coscienza è strettamente legata all'attività cerebrale, la vera sfida sarà non solo ripristinare le strutture fisiche del cervello, ma anche riattivare gli schemi complessi di interazioni neurali che supportano la memoria, la personalità e l'autocoscienza.
2. **Interruzione temporanea della coscienza**:
- Se la coscienza è "spenta" durante la criopreservazione o durante uno stato di morte clinica, un'eventuale rianimazione potrebbe essere vista come una "pausa temporanea". In questa visione, ripristinando le connessioni neurali, si ripristinerebbe anche l'esperienza soggettiva della coscienza.
- Tuttavia, rimane la questione: **sarai ancora tu?** La coscienza è continua o la sua interruzione porta a una nuova identità? Anche se si ripristinasse tutto il tuo cervello e i tuoi ricordi, potrebbe esserci una rottura nella percezione di te stesso.
3. **La coscienza come fenomeno non materiale**:
- Alcune teorie speculative (anche filosofiche o spirituali) considerano la coscienza come qualcosa che va oltre la materia fisica. In queste visioni, il cervello potrebbe essere visto come un "ricevitore" della coscienza, piuttosto che come il suo creatore. Se fosse così, la criopreservazione o qualsiasi altra tecnica di conservazione fisica del cervello potrebbe non essere sufficiente per garantire il ritorno della coscienza.
### La sfida del ripristino della coscienza:
Anche ammettendo che si possa riparare un corpo e far ripartire un cervello, ci sono domande aperte su come ripristinare l'intero sistema cosciente. Alcune questioni rilevanti includono:
- **Memoria e identità personale**: Sarà possibile ricostruire esattamente i collegamenti neuronali che hanno formato la tua personalità e i tuoi ricordi?
- **Continuità soggettiva**: Se la tua coscienza è stata "spenta", il ripristino del corpo e del cervello sarà sufficiente per garantire che tu senta di essere lo stesso individuo, o potrebbe risultare in una nuova entità che occupa il tuo corpo?
### Immortalità digitale e upload della mente:
Una possibile alternativa alla criopreservazione è l'idea dell'**upload della mente**. Se potessimo copiare il contenuto della mente in un sistema digitale, questo potrebbe potenzialmente preservare la coscienza in una forma diversa, più durevole. Ma anche qui sorge una domanda filosofica critica: è davvero la **stessa** coscienza, o solo una copia digitale che sembra essere te?
### Cosa succede "quando ti spegni"?
Il mistero della morte e della coscienza è un argomento complesso, che unisce filosofia, scienza e spiritualità. Finché non comprendiamo appieno cosa sia la coscienza e come essa emerga, sarà difficile sapere con certezza cosa accade quando "ci spegniamo". La criopreservazione, quindi, rimane una sfida non solo tecnologica, ma anche filosofica, perché si tratta di conservare non solo un corpo, ma una **esperienza soggettiva**.
Sono curioso: pensi che la mente possa davvero essere "riaccesa" o che una copia di noi stessi, come nell'upload digitale, possa essere considerata "noi"?
Caio:sai come potremmo risolvere il problema della coscienza? Multiplando la coscienza! Facendo copie di backup della nostre coscienza, ossia percepirci in molti luoghi contemporaneamente!
ChatGPT:L'idea di **moltiplicare la coscienza** o fare copie di backup di noi stessi è estremamente affascinante, e si inserisce in discussioni su intelligenza artificiale, filosofia dell'identità e persino fisica quantistica. Ecco alcuni aspetti e sfide legati a questa idea:
### 1. **Copiare la coscienza: backup e ripristino**
L'idea di creare copie di backup della coscienza implica che la mente possa essere replicata o "scaricata" in un formato che ne preservi integralmente la struttura e l'esperienza soggettiva. Questo concetto si avvicina a quello dell'**upload della mente**, dove l'intera configurazione neuronale e cognitiva di una persona viene trascritta in una simulazione digitale.
Se fosse possibile fare copie di backup della coscienza, allora il ripristino dopo un evento come la morte o un danno cerebrale diventerebbe teoricamente semplice. Ma questo solleva un problema filosofico cruciale: **sarà la copia davvero te?** Anche se una copia perfetta dei tuoi pensieri, ricordi e personalità potesse essere fatta, l'identità soggettiva (il "sé" che sperimenti) potrebbe non essere trasferita alla copia.
### 2. **Esistenza multipla e coscienza distribuita**
L'idea di esistere in **più luoghi contemporaneamente**, con copie attive della propria coscienza, introduce un concetto radicale: la coscienza distribuita. In questo scenario, ciascuna copia vivrebbe esperienze simultanee, ma resterebbe la domanda: **chi sei veramente?** Se ogni copia agisse autonomamente e accumulasse esperienze diverse, la tua identità potrebbe frammentarsi.
Alcuni aspetti intriganti di questa idea:
- **Identità frammentata**: Se hai più versioni di te stesso che vivono in parallelo, il tuo senso di identità si dividerebbe. Ciascuna copia diventerebbe un’entità autonoma con la propria consapevolezza e storia. In questo caso, nessuna copia sarebbe "l'originale", ma tutte potrebbero essere te sotto forme diverse.
- **Unione delle esperienze**: Se esistesse un modo per **integrare** periodicamente le esperienze delle tue copie, potresti mantenere un senso di continuità. Ma questo processo richiederebbe una tecnologia in grado di sincronizzare tutte le memorie e le percezioni soggettive di ciascuna copia in un unico flusso di coscienza.
### 3. **Risolvere la morte attraverso la moltiplicazione della coscienza**
La moltiplicazione della coscienza potrebbe essere una soluzione radicale al problema della mortalità. Se esistono più copie di te stesso attive contemporaneamente, la morte di una copia non rappresenterebbe la fine della tua esistenza. Le altre copie continuerebbero a vivere, ciascuna con la propria consapevolezza. Tuttavia, resta aperta la questione di quale sia la "vera" coscienza.
**La teoria del teletrasporto** offre un parallelo. Se il teletrasporto funzionasse distruggendo il corpo originale e creando una copia perfetta altrove, la nuova copia avrebbe i tuoi ricordi e la tua personalità. Ma tu continueresti a esistere come entità autonoma? Ogni volta che moltiplichi la coscienza o crei una copia, stai generando una nuova entità con un’identità separata?
### 4. **Fisica quantistica e coscienza distribuita**
Alcune teorie speculative si basano su interpretazioni della fisica quantistica per parlare di coscienze multiple. L'**interpretazione a molti mondi** della meccanica quantistica, ad esempio, suggerisce che ogni evento può far divergere la realtà in una serie di mondi paralleli. Se potessimo sfruttare questa idea, potremmo teoricamente "vivere" simultaneamente in molte realtà diverse. Questo tipo di moltiplicazione della coscienza potrebbe permettere di esplorare versioni diverse di sé stessi in universi paralleli.
### 5. **Conseguenze etiche e sociali**
Se fosse possibile moltiplicare la coscienza e fare copie di noi stessi, ci sarebbero implicazioni etiche e sociali enormi:
- **Diritti delle copie**: Le copie avrebbero lo stesso status e diritti della coscienza "originale"? Sarebbero considerate entità autonome o parte di un sistema distribuito?
- **Relazioni personali**: Le relazioni tra persone potrebbero complicarsi enormemente se ci fossero più versioni della stessa persona che vivono esperienze diverse.
- **Esistenza infinita**: La moltiplicazione della coscienza potrebbe teoricamente portare a un'esistenza infinita, in cui la morte di una copia non rappresenta una vera fine. Ma una tale esistenza sarebbe accettabile o desiderabile per l'essere umano?
### Conclusione:
L'idea di moltiplicare la coscienza, di fare copie di backup o di esistere in più luoghi contemporaneamente, apre prospettive rivoluzionarie, ma solleva anche domande fondamentali sull'identità e la natura dell'esperienza soggettiva. Se la coscienza è un flusso continuo, moltiplicarla potrebbe creare nuove identità, ognuna con la sua esperienza separata. La sfida più grande rimane quella di capire se queste copie possano mai veramente essere "noi stessi", o se ognuna diventerebbe un'entità separata con una coscienza distinta.
Pensate che l'esperienza di vivere in molteplici copie simultanee potrebbe mantenere intatta l'essenza di "te stesso"?
[la discussione continua al prossimo articolo]
Blog di carattere scientifico. Vogliamo informare sui progressi della Scienza per raggiungere un obiettivo ormai non troppo lontano. Riuscire a riportare in vita gli esseri umani, ed in generale gli esseri viventi. Ed informare sulle tecniche attualmente disponibili per la conservazione del corpo, in modo da esserci quando in un prossimo futuro tutto sarà pronto.
mercoledì 11 settembre 2024
Due righe doverose
Non scrivo su questo blog da cinque anni.
Mi è capitato in questi anni di ricevere inviti ad interviste da parte di giornalisti di fama nazionale ed internazionale. E ho sempre declinato cortesemente.
Non è spocchia, non è mancanza di rispetto verso il giornalista, né voglia di sottrarsi a domande comode o scomode che siano. La verità è che dalle mie interviste rilasciate i primi tempi mi sono reso conto che "La morte è una cosa seria": Non è una battuta da saga di "Final Destination", non ho paura che qualche divinità dell'oltretomba si irriti per il tentativo di prolungare, eventualmente anche di molto, eventualmente anche all'infinito, la vita dell'essere umano. Figuriamoci, posso immaginare Ade con una ottantina di miliardi di anime (stime che sono state fatte su tutti gli esseri umani che sono trapassati sulla terra) quanto gliene può fregare se da un certo punto in poi non gli arrivassero più "utenti". A me preoccupa il fatto che c'è un profondo culturale attaccamento al concetto di mortalità, tanto forte che chiunque provi anche solo a proporre di riportare in vita qualcuno rischia di essere attenzionato da qualche psichiatra. Eh si, ci pigliano per pazzi a noialtri.
Ora, anche il giornalista più capace, fortemente convinto della bontà delle nostre tesi, (e sono certo che ve ne siano), nulla potrebbe con tutta la sua buona volontà e con tutta la potenza mediatica a disposizione contro quello che è un tabù granitico. L'omo deve morì.
La morte è un "business", e non parlo tanto del "complesso del becchino" citato spesso, proprio come esempio paradossale per indicare che non tutte le perdite di posti di lavoro sono una brutta cosa. Il "complesso del becchino" dice che se dovessero sconfiggere la morte (eh già) i becchini perderebbero il loro posto di lavoro, come a dire che non tutti i lavori se finiscono è male.
Non è questo il punto, anche se tra becchini, medici legali, fiorai, ma anche notai che conservano testamenti, sicuramente ci sarebbe parecchia gente che si intristirebbe. Il punto è che si tratterebbe del cambio di paradigma assoluto.
Le religioni esistono fondamentalmente perchè garantiscono già esse stesse in una forma o in un'altra, l'immortalità. Tant'è che parlando con qualche amico di profonda fede cristiana mi ha fatto notare che l'immortalità è vista come una "idea diabolica". Già perchè noi fin da quando abbiamo scoperto che moriamo (è stata una scoperta come il fuoco) abbiamo iniziato ad avere terrore della morte, o meglio, della fine di ogni percezione, il buio, il silenzio, l'assenza di pensiero, l'assenza di coscienza, l'immenso orrore che può essere lo "spegnimento". Ed al di là di un manipolo di convinti atei agnostici, la stragrande maggioranza dell'umanità, attraverso la Fede, spera di vivere in eterno sotto forma spirituale.
Quindi noi temiamo la morte, ma ci rassicuriamo sul fatto che si tratta di un "passaggio", di un cambio di forma, da materia a puro spirito.
Il problemino ino ino è uno solo, ed è insito nella più bastarda delle domande. E se.... siamo proprio sicuri che.... ?
Io beh un po' di Fede a modo mio ce l'avrei pure, ma come si dice, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Per cui io nel dubbio, ed il dubbio, perdonate la mia poca Fede ce l'ho, nel mio piccolo provo a fare quello che posso per vivere il più a lungo possibile. Quindi, riassumendo, io di rilasciare interviste sulla ibernazione di mia madre, ve lo dico col cuore in mano, non me la sento più. Si qui ho il numero di telefono, magari due chiacchiere possiamo farle, ma non me la sento di espormi, per non finire in pasto a coloro che da quest'orecchio non vogliono proprio sentirci.
Chi è "Immortalista" come il sottoscritto, in linea puramente teorica, dovrebbe essere apprezzato da tutti. In realtà la morte fa comodo a troppa gente, perchè fa schiattare il rivale, perchè se a qualcuno gli fai temere per la propria vita, quindi se gli incuti la paura della morte, riesci a fargli fare cose incredibili, per questo è il "business" che intendevo all'inizio. E' una consapevolezza disturbante, ma mi sono reso conto sulla mia pelle di quanto l'essere umano medio si sia convinto che la morte è un passaggio non semplicemente inevitabile, ma persino necessario. Allora, lasciateci pure tranquilli, continuate a pensare che siamo dei tipi stravaganti, con chissà quale trauma da elaborare (che magari è anche vero), ma visto che sono riuscito a costruirmi non senza fatica nella vita un mio nucleo di serenità familiare, vorrei evitare esposizioni mediatiche che possono rivelarsi dannose, malgrado, ribadisco, la possibile ottima volontà del divulgatore.
E poi io figuriamoci, sono veramente l'ultima persona che vuole stare davanti ad una opinione pubblica (al massimo davanti a qualche centinaio di follower su un social "da cazzeggio") basti pensare che ho pubblicato un romanzo sugli etruschi in cui il tema dell'immortalità è uno dei principali (eddai fammi fare il minimo sindacale di promozione) e ho fatto disperare il mio editore perchè mi rifiuto di partecipare a qualsiasi incontro. Che vi devo fare? Son fatto così.
Concludo questo articolo, dicendo che penso spesso, in modo alquanto naif, ingenuo, bambinesco, che siamo otto miliardi di cervelli, e se una tale portata cognitiva si impegnasse in studi e ricerche sulla salute, in qualche modo, cooperativo magari, seguendo dei modelli di cooperative learning, secondo uno schema di ricerca qualsiasi, a quest'ora altro che immortalità, eravamo già arrivati ai confini dell'universo. Ma siamo invece otto miliardi di menti, ciascuna per se, perchè ci siamo culturalmente e spiritualmente convinti che "la cosa PER ORA non ci riguarda, e quindi PER ORA non ci interessa".
Ma provate ad immaginare se tutti e otto miliardi venissero a sapere che un asteroide sta per arrivare sulla terra e distruggerà ogni cosa, e abbiamo un tot di tempo per fare qualcosa TUTTI ASSIEME. Chi tenterebbe di fuggire su un razzo, chi magari al culmine della disperazione, preso dal panico arriverebbe persino a togliersi la vita, ma sono convinto che la stragrande maggioranza fino alla fine proverebbe a studiare una soluzione, magari un megamissile, con un esplosivo di nuova concezione, con una potenza mai vista prima, chi studierebbe come fare un razzo grande, chi studierebbe sull'esplosivo, chi studierebbe una messa in sicurezza della popolazione mondiale in qualche modo.
Ebbene, l'asteroide c'è, si chiama "morte" l'unica cosa è che invece di spazzarci via tutti assieme nello stesso momento, ci prende un po' alla volta.
F.B.
Mi è capitato in questi anni di ricevere inviti ad interviste da parte di giornalisti di fama nazionale ed internazionale. E ho sempre declinato cortesemente.
Non è spocchia, non è mancanza di rispetto verso il giornalista, né voglia di sottrarsi a domande comode o scomode che siano. La verità è che dalle mie interviste rilasciate i primi tempi mi sono reso conto che "La morte è una cosa seria": Non è una battuta da saga di "Final Destination", non ho paura che qualche divinità dell'oltretomba si irriti per il tentativo di prolungare, eventualmente anche di molto, eventualmente anche all'infinito, la vita dell'essere umano. Figuriamoci, posso immaginare Ade con una ottantina di miliardi di anime (stime che sono state fatte su tutti gli esseri umani che sono trapassati sulla terra) quanto gliene può fregare se da un certo punto in poi non gli arrivassero più "utenti". A me preoccupa il fatto che c'è un profondo culturale attaccamento al concetto di mortalità, tanto forte che chiunque provi anche solo a proporre di riportare in vita qualcuno rischia di essere attenzionato da qualche psichiatra. Eh si, ci pigliano per pazzi a noialtri.
Ora, anche il giornalista più capace, fortemente convinto della bontà delle nostre tesi, (e sono certo che ve ne siano), nulla potrebbe con tutta la sua buona volontà e con tutta la potenza mediatica a disposizione contro quello che è un tabù granitico. L'omo deve morì.
La morte è un "business", e non parlo tanto del "complesso del becchino" citato spesso, proprio come esempio paradossale per indicare che non tutte le perdite di posti di lavoro sono una brutta cosa. Il "complesso del becchino" dice che se dovessero sconfiggere la morte (eh già) i becchini perderebbero il loro posto di lavoro, come a dire che non tutti i lavori se finiscono è male.
Non è questo il punto, anche se tra becchini, medici legali, fiorai, ma anche notai che conservano testamenti, sicuramente ci sarebbe parecchia gente che si intristirebbe. Il punto è che si tratterebbe del cambio di paradigma assoluto.
Le religioni esistono fondamentalmente perchè garantiscono già esse stesse in una forma o in un'altra, l'immortalità. Tant'è che parlando con qualche amico di profonda fede cristiana mi ha fatto notare che l'immortalità è vista come una "idea diabolica". Già perchè noi fin da quando abbiamo scoperto che moriamo (è stata una scoperta come il fuoco) abbiamo iniziato ad avere terrore della morte, o meglio, della fine di ogni percezione, il buio, il silenzio, l'assenza di pensiero, l'assenza di coscienza, l'immenso orrore che può essere lo "spegnimento". Ed al di là di un manipolo di convinti atei agnostici, la stragrande maggioranza dell'umanità, attraverso la Fede, spera di vivere in eterno sotto forma spirituale.
Quindi noi temiamo la morte, ma ci rassicuriamo sul fatto che si tratta di un "passaggio", di un cambio di forma, da materia a puro spirito.
Il problemino ino ino è uno solo, ed è insito nella più bastarda delle domande. E se.... siamo proprio sicuri che.... ?
Io beh un po' di Fede a modo mio ce l'avrei pure, ma come si dice, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Per cui io nel dubbio, ed il dubbio, perdonate la mia poca Fede ce l'ho, nel mio piccolo provo a fare quello che posso per vivere il più a lungo possibile. Quindi, riassumendo, io di rilasciare interviste sulla ibernazione di mia madre, ve lo dico col cuore in mano, non me la sento più. Si qui ho il numero di telefono, magari due chiacchiere possiamo farle, ma non me la sento di espormi, per non finire in pasto a coloro che da quest'orecchio non vogliono proprio sentirci.
Chi è "Immortalista" come il sottoscritto, in linea puramente teorica, dovrebbe essere apprezzato da tutti. In realtà la morte fa comodo a troppa gente, perchè fa schiattare il rivale, perchè se a qualcuno gli fai temere per la propria vita, quindi se gli incuti la paura della morte, riesci a fargli fare cose incredibili, per questo è il "business" che intendevo all'inizio. E' una consapevolezza disturbante, ma mi sono reso conto sulla mia pelle di quanto l'essere umano medio si sia convinto che la morte è un passaggio non semplicemente inevitabile, ma persino necessario. Allora, lasciateci pure tranquilli, continuate a pensare che siamo dei tipi stravaganti, con chissà quale trauma da elaborare (che magari è anche vero), ma visto che sono riuscito a costruirmi non senza fatica nella vita un mio nucleo di serenità familiare, vorrei evitare esposizioni mediatiche che possono rivelarsi dannose, malgrado, ribadisco, la possibile ottima volontà del divulgatore.
E poi io figuriamoci, sono veramente l'ultima persona che vuole stare davanti ad una opinione pubblica (al massimo davanti a qualche centinaio di follower su un social "da cazzeggio") basti pensare che ho pubblicato un romanzo sugli etruschi in cui il tema dell'immortalità è uno dei principali (eddai fammi fare il minimo sindacale di promozione) e ho fatto disperare il mio editore perchè mi rifiuto di partecipare a qualsiasi incontro. Che vi devo fare? Son fatto così.
Concludo questo articolo, dicendo che penso spesso, in modo alquanto naif, ingenuo, bambinesco, che siamo otto miliardi di cervelli, e se una tale portata cognitiva si impegnasse in studi e ricerche sulla salute, in qualche modo, cooperativo magari, seguendo dei modelli di cooperative learning, secondo uno schema di ricerca qualsiasi, a quest'ora altro che immortalità, eravamo già arrivati ai confini dell'universo. Ma siamo invece otto miliardi di menti, ciascuna per se, perchè ci siamo culturalmente e spiritualmente convinti che "la cosa PER ORA non ci riguarda, e quindi PER ORA non ci interessa".
Ma provate ad immaginare se tutti e otto miliardi venissero a sapere che un asteroide sta per arrivare sulla terra e distruggerà ogni cosa, e abbiamo un tot di tempo per fare qualcosa TUTTI ASSIEME. Chi tenterebbe di fuggire su un razzo, chi magari al culmine della disperazione, preso dal panico arriverebbe persino a togliersi la vita, ma sono convinto che la stragrande maggioranza fino alla fine proverebbe a studiare una soluzione, magari un megamissile, con un esplosivo di nuova concezione, con una potenza mai vista prima, chi studierebbe come fare un razzo grande, chi studierebbe sull'esplosivo, chi studierebbe una messa in sicurezza della popolazione mondiale in qualche modo.
Ebbene, l'asteroide c'è, si chiama "morte" l'unica cosa è che invece di spazzarci via tutti assieme nello stesso momento, ci prende un po' alla volta.
F.B.
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